Siamo stati sollecitati da numerosi nostri iscritti che stanno manifestando forti perplessità sulla gestione dello smart working presso i reparti, evidenziando talvolta decisioni che appaiono illogiche e contradditorie.

Da una parte vi sono la legge e le direttive del Ministero della Difesa che impongono l’utilizzo del lavoro agile evidenziando come strumento di prevenzione/tutela sanitaria avendolo definito finanche come uno degli elementi da valutare ai fini del riconoscimento di responsabilità civile e penale dei Comandanti in caso di contagio (M_D SSMD REG2020 0200595 17-02-2020).

Dall’altra si verificano casi che appaiono invece paradossali.

E’ il caso di quanto accaduto recentemente in un reparto dell'AM in Veneto dove, in occasione delle recenti festività pasquali ovvero in un momento in cui era decretata la c.d. zona rossa, con imposizione della chiusura della prevalenza delle attività commerciali e col divieto generalizzato di spostamento dei cittadini, si è deciso di revocare lo smart working facendo rientrare presso il luogo di lavoro tutto il personale in lavoro agile, fatte salve poche eccezioni.

Vicenda che purtroppo non può considerarsi un caso isolato giacché, stando alle informazioni da noi assunte, si evidenzia una profonda diversità di gestione dell’istituto in argomento tra i vari reparti della forza armata, che vede da una parte taluni comandanti applicare correttamente le imposizioni normative relative allo smart working, anche in contesti particolarmente operativi, e dall’altra comandi che ritengono di non applicare il lavoro per ragioni che agli occhi del personale non sono di facile comprensione. 

Si nota invero l’applicazione di misure di prevenzione estreme come ad esempio la variazione degli orari di lavoro finalizzata a ridurre drasticamente il servizio di mensa, l’eliminazione o riduzione delle attività di preparazione fisica, l’invio del personale in missione in regime di aggregazione e conseguentemente obbligati a rimanere “rinchiusi” nelle strutture logistiche peraltro spesso fatiscenti o comunque non consone a qualsivoglia minimo standard di alloggiamento (nemmeno un televisore o un frigorifero), costrizione di fruire dei c.d. cestini, ovvero sacchetti di plastica che contengono alcuni alimenti freddi in sostituzione del pasto e così via.

Certamente il personale non riesce a trovare giustificazione su quanto accade poiché a fronte di tali sacrifici imposti per ragioni di emergenza si osserva che coloro che sono stati impiegati in lavoro agile, anche per lunghi periodi, senza motivo ad essi logico vengono fatti rientrare al reparto. Lo stesso dicasi per coloro che riscontrano, a parità di impiego, disparità di trattamento all'interno dello stesso Ente in forza a reparti differenti.

Come sopra evidenziato la legge e le direttive Ministeriali sono inequivocabili, vedi da ultimo, la circolare del Ministero Difesa PERSOMIL, M_D GMIL REG2021 0140001 del 24-marzo-2021, che proroga il termine del lavoro agile alla data del 30-aprile-2021.

Ciò che probabilmente non appare sufficientemente chiaro è il concetto che vede l’istituto dello smart working come un utilissimo strumento di prevenzione sanitaria, ovvero come uno degli interventi adottabili dal datore di lavoro (art. 2087 c.c.) per prevenire i contagi, in linea quindi con gli intenti presupposti dai numerosi provvedimenti legislativi che sono, in generale e in particolare, finalizzati a ridurre le occasioni di contatto anche al costo di causare irrimediabili danni all’economia dello stato. 

Non sappiamo quanto durerà ancora lo stato di emergenza per cui dobbiamo ritenere segnatamente attuale il problema sopra esposto, pertanto a tal riguardo auspichiamo un intervento dello Stato Maggiore Aeronautica finalizzato ad uniformare il comportamento dei vari comandi riservandoci di rappresentare direttamente il problema all’autorità di vertice e confrontarsi con essa. 

Per quanto riguarda i nostri iscritti, a loro tutela suggeriamo di documentare tutti gli elementi che possono esser utili a dimostrare le loro opportunità di essere impiegati in condizione di lavoro agile, anche in via presuntiva sul presupposto di un loro precedente impiego in tale stato, oppure di documentare l’impiego di colleghi che si trovano in paritetiche condizioni lavorative. Ciò potrà aiutarli ad istruire la pratica di riconoscimento della causa di servizio nella malaugurata ipotesi di rimanere contagiati.

Ricordiamo ancora, infine, che ogni nostro iscritto può avvalersi del servizio gratuito di consulenza legale accessibile dal nostro sito www.amus-aeronautica.it.